Deep Ocean

MC Care factory Via dei mille 9 Monza

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DEEP OCEAN

Geometrie sublimi immerse nel cristallo di una glaciale visione mentale auto-referenziale. Espansione di forme estroflesse oltre le coordinate ortogonali dello spirito informatico calcolante. Embrioni di operazioni impossibili, anelli di ripetizioni differenti oltre il prodotto algebrico di una bellezza impassibile, di una evasione impossibile, di una equazione irriducibile. Una architettura frattale prodotta da sofisticati calcoli differenziali. Una cartografia interiore che dispone lo sguardo dentro il sistema intro-flesso delle cose, per dischiudere la materia, svelare la micro-fisica subatomica, indagando la logica invisibile dei legami chimici profondi. Un supplemento di realtà aumentata arricchita di enigmi visivi. Un dispositivo visivo che permette di abbracciare simultaneamente la struttura complessiva ed i particolari dello stesso soggetto in una sorta di esagerazione panoramica della visione. Una generazione automatica e seriale di vibrazioni pronta a propagarsi in una disseminazione pervasiva. Frattali futuristi, saturi e transitori, pronti a plasmare mondi ibridi in tempo reale. Minerali, vegetali, ancestrali, innesti di forme trapiantate nell’immaginazione. Riconfigurazione di forme assistite dal filtro inquieto di un sistema di poligoni dislocati secondo sequenze di ripetizione differente. Si lasciano riaffiorare configurazioni ambigue, geometrie inconciliabili giustapposte in serie che giustapposte per via digitale si ricompongono in armonie visive inattese che si trasformano da astratte in figurazioni significanti.

Successioni di simmetrie che si inoltrano nell’imprevisto captando il casuale e riconfigurando e ri-semantizzando lo spazio potenziale della rappresentazione. La genealogia dell’immagine  generate dai frattali è per molti aspetti analoga a quella di due specchi che si rispecchiano in una infinita moltiplicazione di quadri in traiettoria di fuga. Una virtualità neo-barocca di traiettorie frammentate, di pieghe topologiche generate da una intelligenza post-umana ed artificiale. L’immaginario virtuale si ispira a un rizoma bio-morfo di fibre nervose come steli arborescenti, anelli aperti come una disseminazione di radici sotterranee.

Una visione al microscopio che allude al consolidamento dei liquidi e alla nascita di strutture cristalline dispute in costellazioni di ritmi ed aggregazioni musicali. Software sofisticati in grado di convertire architetture di numeri effimeri in scheletri solidi rivestiti di nuovi materiali alieni. Una perfetta contaminazione di generazione virtuale e condensazione di materiale in una nuova densità. Una fusione illusionistica di dettagli sovrapposti secondo un ordine di diversi strati di realtà. Una geografia delle regioni inspiegabili, una rappresentazione topologica che oltrepassa ogni rassicurante ortogonalità euclidea per aprirsi a uno spazio poroso aperto sul multi-verso di tempi paralleli. Concatenazioni e dis-allineamenti assiali, forme fuori sincrono, aritmie visive e collisioni di codici. Uno spazio de-costruito, rovesciato, che si ribella a qualsiasi gerarchia e orientamento precostituito. Ubiquo e obliquo, immaginario dell’inaccessibile, del reversibile, inviluppato nel rovescio delle storie, nei segreti fuori scena. Una fluida deformazione di ellissi tra architetture liquide e morfologie gassose innestate su uno spazio flessibile non convenzionale. Sempre oltre il centro focale, dislocato in un movimento di avvicinamento o allontanamento, di ritenzione o espulsione di una visione mentale, di una tensione di motivi circolari come anelli irregolari di tempo ovali immersi nell’abisso del puro colore.

Una clonazione di forme che si riproducono in un processo di proliferazione cellulare sospinta all’infinito. Mentre l’opera si compone, il processo di creazione frattale apre sequenze aleatorie di ri-trascrizioni di sciami di segni indecisi tra alterazioni e persistenze della memoria. Paesaggi liquidi, arabeschi ipnotici, immersi in una densità semiotica che nasconde una invisibile coerenza sotto traccia.

Spirali eccentriche e strutture matematico-pneumatiche ad assetto variabile a pressione differente. Emissioni di segni ad alta interferenza, fruscii e irradiazioni, impulsi improvvisi che rivelano la vita segreta delle forme. Minuscole differenze in un gioco infinito di variazioni di regole di permutazione, una moltiplicazione di intrecci di paradossi visivi. Trasparenti, iridescenti stringhe di informazioni tra cifre guizzanti, di algidi algoritmi cromatici immersi in una mobile, mutevole inarrestabile fluttuazione, dubbia, insistente e paradossale come lo sfaldarsi della consistenza.

                                                                       Vittorio Raschetti