Giordano Bernacchini

50 anni fondazione DARS Settembre 2009 MILANO Società Umanitaria Mappe d’Artista 1959-2009.

... Nell’opera di Hélène Foata la terra, superficie emersa dagli oceani, perde la propria natura di terra, intesa come elemento denotante purezza ed incontaminazione. L’artista presenta il globo terrestre, appiattito come quelle cartine che ci facevano studiare a scuola per le lezioni di geografia. Hélène Foata mantiene solo la forma dei continenti, i loro perimetri, andando a cancellarne l’aspetto materiale di “continenti terrestri”, soffocandone il colore sotto schede-madri, prelevate da computer, nelle quali i metallici microchip recitano il ruolo di luci della città. Resta solo la base originaria della Terra, una sorta di impalcatura sulla quale poggiano le architetture del terzo millennio. Il vento dei secoli ha spazzato via terricci e sabbie, lasciando posto alla tecnologia, all’informatica, ai territori di Matrix e Blade Runner. E l’acqua? Hélène Foata incolla i “continenti-schede madri” su uno specchio, sugli oceani, costringendo l’osservatore a sentirsi coinvolto nel destino del proprio pianeta. Un’opera in divenire, diversa per ogni singolo osservatore. Il pianeta come un mosaico di microchip e, sullo sfondo, la propria immagine, il proprio esame di coscienza. Un richiamo a sentirsi impegnato per migliorare il pianeta, a sentirsi dentro l’opera e, quindi, abitante di una terra sommersa di microchip. Non per forza l’abbinamento “propria immagine-pianeta” suggerisce ad attivarsi per cambiare la situazione attuale: a qualcuno potrebbe anche piacere l’abbinamento di se stessi con queste schede madri. Ciò che l’opera sembrerebbe dirci non è tanto “cambia il tuo pianeta, miglioralo!”; bensì, “sentiti parte del tuo mondo, scollati da quel passivo secondo piano!”...
... per opporsi alla passività della vita e per scollarsi da un inanimato secondo piano, nel quale siamo costretti a vederci nell’opera di Hélène Foata, è necessario attivare il cervello, unica fonte della bellezza umana. Tornando all’opera di Foata, per coloro ai quali non piacesse l’abbinamento della propria immagine con le terre emerse ricoperte da schede madri, si potrebbe affermare che per ridare bellezza al pianeta bisogna ricorrere alla parte più bella dell’uomo. Bisogna ricordarsi di avere un cervello che può aiutarci a non vivere una vita da semplici spettatori, bensì da attori protagonisti che calcano la scena. “Attività” e “consapevolezza di aver un cervello utilizzabile” sono i due elementi emersi dalle dal opere prese in esame.
...Foata “implorava” l’attività umana intesa come non-passività