Alessia Barzarghi
Curatrice e Critica d'arte

WALTEL FABBRI GALLERIA 9 COLONE.RESTO DEL CARLINO-BOLOGNA 2007

http://www.mostrainvideo.com/p.aspx?t=general&mid=123

sul'opera dimensioni celesti

http://www.helenefoata.com/sculptures/spazio_tempo/art_dimensioni_celesti/

Collassano le stelle nella notte senza fine e generano buchi neri, voragini spalancate su dimensioni eventuali o parallele. Un altro spazio, chiuso su se stesso, un altro tempo, lento fino al punto di bloccarsi; l’orizzonte degli eventi segna il punto di non ritorno di luce e materia, confine del visibile e del nostro sapere. Segmenti di energia che vibrano dando vita al tutto. Corde che suonano la sinfonia celeste in un numero di dimensioni prima non ipotizzabili. Libertà del pensiero e della ricerca, filosofia della scienza che spinge fino ai limiti della ragione e della logica, fuori dagli schemi e dai preconcetti. Una nuova curvatura spaziotemporale; il paradosso della luce, tutto nero nel suo pieno assorbimento, e la materia che infinitamente si trasforma. Tutto questo sono le Dimensioni Celesti di Hélène Foata. La mappa del cielo e le teorie che la interpretano inducono l’artista a esplorare il cosmo e i suoi enigmi attraverso l’arte e suoi voli espressivi, sintesi complessa di un messaggio di natura epistemologica. Subisce il fascino di quell’ignoto che è parte significativa della nostra storia; segreto nascosto nelle leggi della fisica. Hélène cattura il momento in cui la stella è ancora, prima di non essere più, per poi essere altro, altrove. Concetti sfuggenti immortalati nella solidità esibita di una materia dalle rotondità provocanti, dispensatrice di una luce sul punto di spegnersi. Bianche bolle di materiale plastico, giocate sul contrasto tra la compatta densità esterna, e la gassosità interna; solidi che racchiudono aria, in una misurazione della dimensione celeste per metri cubi. Al vertice della materia stellare una sfera luminescente, dove gli specchi dinamizzano con i loro riflessi lo spazio circostante, e al contempo avvolgono lo spettatore in un dialogo con la sua coscienza. Un invito ad alzare lo sguardo dall’orizzonte terreno e dalle sue piccolezze per rivolgerlo al cielo e alle domande che la sua sconosciuta immensità ci pone. L’ontologia dell’essere e dell’universo affrontate con audacia logica e interpretativa. Spazio, tempo e materia sono un tutt’uno inscindibile, Hèléne lo sa bene. Una simbiosi espressa dall’artista attraverso la forma dell’opera e l’immaginario che essa dischiude alla mente dell’osservatore. Un lavoro che coinvolge il pubblico con la sua estetica di immediato impatto, per poi catturarlo in una rete di riflessioni profonde e affascinanti. E per godere a pieno dell’installazione di Hèléne meglio scegliere un luogo avvolto dall’oscurità, silenzioso, così da conciliare ogni suggestione dei sensi. Il buio complice, infatti, dilata le percezioni e apre le porte a prospettive sospese. La vertigine dell’universo, cosmologia di una possibile alternativa da cui l’artista è magneticamente attratta.